In visita ai campeggi
Ponte di Legno (BS) I campeggi oratoriani come occasione per una vacanza diversa, e come aiuto all'economia delle zone coinvolte. Un pensiero a favore dell'impegno dei tanti gruppi della diocesi di Milano che ieri hanno incontrato il cardinale Dionigi Tettamanzi, in visita tra Valcamonica, Valtellina e Trentino per salutare i tanti giovani e meno giovani venuti su queste montagne per salutarlo. Presenti i gruppi delle parrocchie di Cologno Monzese, Senago, Buscate, Carate Brianza, e i ragazzi di un oratorio di Abbiategrasso che per l'occasione hanno voluto festeggiare con delle magliette la liberazione del loro concittadino Padre Bossi, rapito nelle Filippine. Una gioia in più per un raduno che ha il sapore della festa, tra le verdi montagne lombarde che offrono a questi giovani momenti di svago, sano divertimento e anche di riflessione, come l'etica dell'oratorio da sempre suggerisce. Alla presenza dei sindaci e dei rappresentanti delle cittadine coinvolte, il cardinale ha visitato Ponte di Legno, Temù e quindi Santa Caterina Valfurva, sottolineando il prezioso valore educativo di questa esperienza.
«Il campeggio ha un singolare valore educativo - scrive a questo proposito Tettamanzi in una lettera al gruppo "Campeggi riuniti", interlocutore della Pastorale del Turismo della Diocesi di Milano - perchè in un contesto di esasperata ricerca del benessere materiale si pone in salutare e coraggiosa alternativa, soprattutto per gli ideali che propone: sobrietà e austerità di vita; il confronto continuo con il gruppo; l'impegno per una «legge» che guida la vita comunitaria; il recupero di un rapporto vivo con la natura; il contatto reale con la fatica e la concretezza del vivere quotidiano; l'ebbrezza della sfida con se stessi, con gli altri e la soddisfazione della conquista; l'esercizio del principio di autentica libertà e responsabilità e la valorizzazione dei doni e delle risorse di ciascuno». E ancora: «Molti altri ancora sono i valori umani che il campeggio può trasmettere quando funziona in maniera attiva, rigorosa e coinvolgente nei confronti dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, quando gli educatori hanno la saggezza e il coraggio di proporre e mantenere una «qualità» alta della vita comunitaria, uno stile di rigorosa bellezza nella condivisione del quotidiano e di attenzione amorosa e individualizzata al cammino di ogni singola persona».
Deborah Moleri - 25/07/2007 - Il Meridiano