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Tettamanzi: i campi estivi grande risorsa educativa

L'arcivescovo di Milano in montagna tra i ragazzi della diocesi: «Qui c'è canto, gioco ma soprattutto preghiera. La liberazione di padre Bossi è un dono del Signore»

A Messa stretti sotto un tendone aperto, per ripararsi dal sole e dalle prime gocce di pioggia dell'estate del Trentino. Vermiglio, nella Val di Sole (Tn). Qui ieri mattina il cardinale Dionigi Tettamanzi ha celebrato l'Eucaristia su di un prato, in mezzo ai ragazzi degli oratori milanesi, fra le tende e la cucina da campo. Qui e in altre località montane i giovani e i bambini della diocesi vivono l'esperienza della condivisione. Imparano a conoscere la fatica di piantare la tenda, ma anche la gioia quotidiana dello stare insieme all'aria aperta.
L'arcivescovo di Milano ha indicato loro le montagne che incorniciano il campeggio e ha invitato a «guardare oltre». La vacanza, ha detto, «è uno dei momenti non secondari della vita dei ragazzi». Per questo i campeggi estivi nelle località dell'arco alpino sono una tradizione della Chiesa ambrosiana, che li ha organizzati fin dal 1940. Quest'anno 50mila ragazzi sono coinvolti nelle proposte di soggiorno: camping, case autogestite, alberghi. Un terzo dei giovani, circa 15mila, vivono l'esperienza della tenda, nei cento accampamenti messi in piedi dall'associazione Campeggi riuniti, in collaborazione con l'Ufficio diocesano per la pastorale del turismo. Un vero «investimento educativo» secondo il cardinale Tettamanzi, «che rende non meno di quello economico» nella formazione dei ragazzi. «Voi crescerete nella vita - ha detto loro - ma certe immagini rimarranno stampate indelebili nel vostro cuore».
Come la preghiera di ieri, in mezzo alla natura «intatta e aspra». O il fruscio degli alberi che si sollevava a ogni pausa di silenzio della celebrazione. «Vogliamo guardare in alto - ha aggiunto il vescovo - e ringraziare per i doni ricevuti».
Tra i ragazzi c'erano quelli di Abbiategrasso, e il loro pensiero è andato a padre Giancarlo Bossi. «Anche la sua liberazione è un dono del Signore» ha sorriso Tettamanzi a quasi un centinaio di giovani che per l'occasione indossavano una maglietta con la foto del missionario tenuto pri gioniero più di un mese nelle Filippine, e la frase «ora torna tra noi».
Abbiategrasso, Cologno, Legnano: parrocchie con decenni di storia di campeggio alle spalle, strutture proprie che vengono montate e smontate ogni anno da squadre di volontari, e gestite da mamme e papà che pensano a tutto: dalla lavanderia ai pasti, mentre a tenere in ordine le tende devono essere i ragazzi stessi. E con loro ci sono i «don» e le suore.
In Valcamonica, dov'è proseguita nel pomeriggio la visita dl cardinale, a Temù (Brescia) in questi giorni ci sono i giovani degli oratori di Cantù, Canegrate, Casorate Sempione. L'arcivescovo si è spinto fino al Passo Gavia per pregare insieme agli adolescenti delle tre parrocchie di Arcore. A Santa Caterina Valfurva ha fatto festa con i ragazzi dell'Azione cattolica. Sulla strada fra una località e l'altra si è fermato a visitare la casa albergo al Tonale dove alloggia la parrocchia San Paolo di Legnano. E stamattina, per terminare il giro dei campeggi, celebrerà alle 10.30 la Messa per la festa di San Giacomo apostolo, a Santa Caterina, con i villeggianti di quella zona.
«La visita dell'arcivescovo è un incoraggiamento, in particolare ai sacerdoti, a credere nel formidabile strumento educativo del campo scuola estivo - ha spiegato don Romeo Maggioni, che da tredici anni guida l'Ufficio per la pastorale del turismo -. Anche se implica sacrifici per gli adulti, che a volte rinunciano alle proprie ferie. Ma tutto questo è ripagato perchè per i ragazzi diventa uno dei ricordi più belli della vita e perchè da questa condivisione con i preti sono nate tante vocazioni sacerdotali».
«Sono venuto non per parlare ma per ascoltare - ha detto Tettamanzi ai giovani -. Per imparare da voi cosa significa vivere l'esperienza del campeggio: ho visto che c'è il canto, il gioco. Ma soprattutto c'è la preghiera. Che non significa solo rivolgersi al Signore e presentargli le fatiche, le delusioni o le speranze. Ma fare silenzio per riuscire ad ascoltare la su a voce, la più importante che ci deve raggiungere».

Annalisa Guglielmino - 25/07/2007 - Avvenire